Riconoscimento facciale in tempo reale negli stadi italiani: si può fare davvero?

Il 10 aprile, durante la festa dello sport allo stadio di San Siro (Milano), il presidente del Milan Paolo Scaroni ha dichiarato a Il Foglio «Faremo riconoscimento facciale sugli accessi allo stadio. Faremo tante cose per assicurarci che non entrino allo stadio né i violenti né i criminali naturalmente. E questo poi è il primo passo». Ma cosa intendeva esattamente con “riconoscimento facciale”… ed è legale ricorrervi, ad oggi?

Nonostante l’AI Act conceda parzialmente l’utilizzo di sistemi di riconoscimento biometrico facciale negli spazi pubblici (da parte di forze dell’ordine e autorità migratorie, anche in caso di sospetto/minaccia di reato, quando si tratta di sicurezza nazionale: tutte eccezioni che noi di Hermes Center abbiamo sempre denunciato come antidemocratiche), in Italia una moratoria lo vieta almeno fino a dicembre 2025.

Tuttavia, sembrerebbe che il sistema attualmente in fase di testing allo stadio di San Siro sia proprio di questa natura.

Il funzionamento

Ma facciamo un passo indietro: come ricordano questo articolo di Wired scritto da Laura Carrer e questo blogpost dell’associazione partner Privacy Network, un sistema di riconoscimento facciale è già presente allo Stadio Olimpico di Roma dal 2016.

Inizialmente, il sistema riprendeva ogni tifoso entrante, in modo da ottenere l’immagine del suo viso (impronta biometrica), mentre scansionava il suo biglietto al tornello. In questo modo, lo stadio costruiva un database costituito da immagini, da confrontare eventualmente, in caso di scontri sugli spalti, con il database relativo alle identità dei tifosi.

La polizia poteva così arrestare gli ultrà a fine partita, sapendo esattamente nome, cognome e aspetto di chi avrebbero fermato.

Già così, sembra un racconto distopico… Ma non finisce qui. Nel 2021, l’Olimpico si dota di un nuovo sistema, stavolta pensato per monitorare ed eventualmente impedire l’accesso alle “potenziali minacce”, ovvero quei tifosi che già avevano ricevuto un ordine restrittivo (conosciuto come DASPO).

Il problema è che si tratterebbe a tutti gli effetti di un riconoscimento in tempo reale, di natura predittiva, che quindi attinge a un database nel quale è indicato il DASPO per quelle determinate persone. Verosimilmente, il database AFIS, Automated Fingerprint Identification System (dall’inchiesta di IrpiMedia).

I responsabili

C’è di più: entrambi i sistemi sono stati acquistati dalla società Sport e Salute, che gestisce l’Olimpico ed è partecipata dal Mef (Ministero dell’Economia), dalla nota Reco 3.26... la stessa azienda che nel 2017 ha dotato le forze di polizia del sistema SARI (Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini).

Se è vero che il Garante per la protezione dei dati personali aveva dato l’autorizzazione per il primo sistema menzionato, quello del 2016, non si può dire altrettanto per quello del 2021, per il quale non è mai arrivato un vialibera ufficiale (anche se, ricordiamo, non è obbligatorio per legge).

E così anche lo stadio di San Siro si sta dotando di riconoscimento facciale… in tempo reale, cioè seguendo il modello dell’Olimpico del 2021. A San Siro, la sperimentazione di questo sistema è terminata a fine marzo. Dal Garante, ancora nessuna comunicazione.

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