Dal 17 al 28 settembre presso la Biblioteca Salaborsa di Bologna si è tenuta When They See Us, la mostra sull’impatto e i rischi dell’intelligenza artificiale e della sorveglianza di massa sulle nostre vite.
Se aveste la possibilità di osservare e segnalare alla polizia con una semplice e-mail i pedoni che, agli incroci stradali della vostra città, attraversano fuori dalle strisce pedonali, lo fareste? E se foste voi quei pedoni osservati e controllati da una videocamera di sorveglianza il vostro comportamento cambierebbe?
L’obiettivo della mostra
L’utilizzo dell’IA per lo sviluppo di sistemi di sorveglianza biometrica di massa è ormai una realtà che comporta dei rischi e minaccia le libertà individuali. È necessario assumere un atteggiamento attivo, critico e consapevole verso i sistemi di controllo nello spazio pubblico.
Curata dall’organizzazione culturale Sineglossa, When they see us è promossa da The Good Lobby Italia, Hermes Center e info.nodes, associazioni già da tempo attive per la campagna contro il riconoscimento biometrico (si vedano le campagne Reclaim Your Face, Don’t Spy EU).
Attraverso le istallazioni dell’artista belga Dries Depoorter e alcune opere del progetto The Glass Room Misinformation Edition di Tactical Tech l’obiettivo era affrontare il tema dei diritti digitali, riflettendo sui rischi dell’IA e sulle minacce della sorveglianza biometrica.
A inaugurare l’esposizione, alle 18:00 del 17 settembre, Depoorter, in dialogo con Federico Bomba, direttore artistico di Sineglossa (presentazioni: Martina Turola di The Good Lobby Italia e Antonella Napolitano di Hermes Center; traduzione in simultanea: Alessandra Bormioli di Hermes Center).
Le installazioni
When they see us prende il titolo dall’omonima miniserie TV che racconta la storia di un gruppo di afroamericani ingiustamente accusati di un crimine, solo per il fatto di essere sulla carta i perfetti indiziati.
Le opere esposte, attraverso diversi linguaggi, aprono una riflessione sui rischi di discriminazione e disuguaglianza che uno sguardo automatizzato può amplificare in maniera incontrollata.
Con la sua arte, Dries Depoorter suggerisce la necessità di una scelta tra agire con responsabilità ed empatia o diventare semplici macchine esecutrici.
Tra le opere in mostra, l’installazione Jaywalking (2015-2024), composta da una serie di schermi che riportano in diretta le immagini catturate da webcam di sorveglianza collocate presso gli incroci stradali di diversi Paesi. Sui monitor scorrono le immagini di pedoni che attraversano incautamente la strade, fuori dalle strisce pedonali. Al visitatore è data la possibilità di premere un pulsante e inviare così un’e-mail alla stazione di polizia più vicina, segnalando un pedone.
Surveillance speaker (2018-2024) utilizza invece i più recenti strumenti nel campo dei software di visione artificiale. Grazie ad un sistema di IA un altoparlante racconta ciò che accade nell’ambiente circostante, leggendo le immagini trasmesse in tempo reale da una telecamera posta in cima ad un palo. Questo lavoro vuol far riflettere, in modo provocatorio, sui cambiamenti del comportamento umano, causati da forme di controllo.
Il gruppo di creativi dell’organizzazione non governativa Tactical Tech, invece, propone un viaggio di data vizualisation con il progetto The Glass Room Misinformation Edition. Una grande installazione composta da poster, app interattive e animazioni che illustra come i rischi di una sorveglianza invisibile e iniqua influiscono sulla nostra presenza digitale.
La mostra “When they see us / Quando le macchine ci guardano” è stata finanziata da ActionAid International Italia E.T.S e Fondazione Realizza il Cambiamento nell’ambito del progetto “THE CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment” cofinanziato dall’Unione Europea. Il progetto The CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment, cofinanziato dall’Unione Europea e promosso da Fondazione Realizza il Cambiamento e ActionAid International Italia E.T.S. mira a promuovere, proteggere e far rispettare i Diritti e i Valori dell’Unione Europea con un approccio fondato sulla partecipazione dei/delle portatori/trici di diritti e sull’empowerment degli/delle stessi/e nel rivendicare i propri diritti. Il progetto coinvolge 70 realtà attive in tutta Italia, creando così una rete del cambiamento in grado di ascoltare e rispondere ai bisogni specifici e concreti di ogni territorio e comunità. Il contenuto della mostra e di questa comunicazione rappresenta l’opinione degli autori che ne sono esclusivamente responsabili. Né l’Unione europea né l’EACEA possono esserne ritenute responsabili per le informazioni che contiene né per l’uso che ne venga fatto.”
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