La Rete per i diritti digitali contro l’approvazione del disegno di legge sull’IA

[segue comunicato stampa] Dopo un primo, deludente passaggio al Senato, ieri la Camera ha approvato il disegno di legge sull’Intelligenza Artificiale, respingendo quasi tutti gli emendamenti dell’opposizione ispirati anche dal nostro lavoro di coalizione.

Ora il testo torna al Senato, ma la direzione è evidente: si preferisce dare carta bianca al Governo, rinunciando a garanzie essenziali per la tutela dei diritti fondamentali.

In quanto membri della Rete per i Diritti Umani Digitali, siamo molto preoccupati da questa deriva. 

Ci preoccupa, in particolare, la decisione di non istituire un’autorità indipendente per vigilare sull’IA, affidando invece il controllo ad agenzie governative indicate dallo stesso esecutivo (AGID, Agenzia per l’Italia Digitale e ACN, Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale).

Decisione che non garantirà l’indipendenza dalla politica, necessaria per ricoprire un simile compito: ricordiamo, infatti, che Bruno Frattasi, direttore generale di ACN, nel 2024 ha partecipato a un evento elettorale di Fratelli d’Italia.

Questo, però, è solo uno dei punti critici della giornata di ieri. È stata respinta anche la proposta di affidare al Garante per la protezione dei dati personali il compito di assicurare una spiegazione a chi ritiene di aver subito una violazione dei propri diritti umani a causa di un sistema di IA.

Allo stesso modo, è stato bocciato l’emendamento che chiedeva il divieto totale della sorveglianza biometrica in tempo reale. Qualcuno potrebbe sostenere che questa pratica sia già vietata dall’Artifical Intelligence Act (AI Act), ma le numerose eccezioni previste dal regolamento europeo rendono la misura troppo fragile per garantire una tutela effettiva.

In questo contesto si inserisce il DL Sicurezza, che introduce l’uso delle bodycam da parte delle forze di polizia senza, tuttavia, prevedere regole chiare su conservazione, accesso e finalità dei dati. Questo significa che ogni persona ripresa potrà essere analizzata, identificata e schedata anche a distanza di tempo, se ritenuta “rilevante” per un’indagine.

Un impianto normativo così costruito rischia di aprire la strada a una sorveglianza diffusa, con conseguenze concrete sulla libertà di espressione, sul diritto a manifestare e sulla partecipazione democratica.

Serve un cambio di rotta. Non vogliamo un’IA governata da logiche opache e centralizzate: chiediamo a gran voce regole trasparenti, istituzioni autonome e, soprattutto, la tutela dei diritti di tutte e tutti noi!

COMUNICATO STAMPA - 2 votaz ddl IA
Torna in alto