Nel 2021, Hermes Center ha pubblicato ProTECHt Migrants, una ricerca relativa all’uso di tecnologie di sorveglianza (come il riconoscimento biometrico) nei confronti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Italia.
Il nostro report, sostenuto da Privacy International e scritto da Laura Carrer e Riccardo Coluccini, è scaricabile sul sito dedicato e dimostra che i dati biometrici raccolti dalle autorità migratorie italiane vengono utilizzati dalle forze di polizia senza alcuna trasparenza, alimentando una sorveglianza continua che penalizza i soggetti vulnerabili.
Il progetto denuncia la mancanza di controllo e la criminalizzazione di queste persone, costrette ad accettare il trattamento dei loro dati in cambio di accoglienza, senza possibilità di informarsi o opporsi.
Sulla base di queste informazioni, chiediamo che:
- il governo intervenga fermamente sulla gestione dei database che raccolgono dati biometrici di persone appartenenti a categorie vulnerabili, quali migranti, rifugiati e richiedenti asilo, in modo tale che queste informazioni non vengano “diluite” tra quelle relative allo stato legale (ad esempio, di una persona che ha commesso qualsiasi reato penale). Infatti, chi è incluso nel database AFIS (Automated Fingerprint Identification System) è considerato automaticamente un potenziale sospetto e la sua identità digitale biometrica è sottoposta una perquisizione ogni qualvolta il sistema SARI (Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini) viene utilizzato.
- il Ministero dell’Interno faccia chiarezza sui tempi di conservazione dei dati inclusi in AFIS e la composizione del database, sottoponendolo all’attenta analisi del Garante per la protezione dei dati personali. Per garantire che in futuro questi strumenti non vengano utilizzati su migranti e stranieri, sarebbe poi consono fornire dettagli puntuali sugli algoritmi utilizzati con il sistema SARI, rendendo pubbliche valutazioni semestrali sulle prestazioni del sistema.
- All’interno degli hotspot e, in generale, tra le organizzazioni che impiegano mediatori culturali, venga fornita opportuna attività di formazione in materia di protezione dei dati personali dei migranti nonché, per quanto possibile, relativa al consenso informato. È importante che, quando possibile, le associazioni cerchino di intercettare testimonianze delle procedure di raccolta dei dati biometrici, in modo da documentare le pratiche messe in atto dalle forze dell’ordine italiane.
Leggi ProTECHt Migrants a questo link!