Algoritmi più trasparenti. Lettera aperta a Deliveroo, Just Eat Takeaway e Uber

Compare anche Hermes Center tra i 12 firmatari della lettera aperta ai colossi della gig-economy – Deliveroo, Just Eat Takeaway e Uber, pubblicata ieri pomeriggio sul sito di Privacy International (testo integrale in inglese a questo link).

Al fianco di diverse organizzazioni per i diritti umani e dei lavoratori, tra cui Privacy International, Amnesty International, e del Congresso dei sindacati britannico (Trades Union Congress), chiediamo alle piattaforme di food delivery di garantire e rispettare la massima trasparenza sui contratti dei loro dipendenti, e sugli algoritmi che influiscono direttamente su di essi.

La gestione algoritmica dei lavoratori, infatti, è ormai diventata la norma per queste piattaforme. Basti pensare che, solo per recarsi al lavoro, i dipendenti sono costretti a rinunciare a un’immensa quantità di dati personali, che verranno poi “dati in pasto” ad algoritmi il cui funzionamento, già complesso per i non-esperti in materia, non viene mai reso consultabile dai diretti interessati.

Questa mancanza di trasparenza fa sì che le decisioni prese attraverso la “scatola nera” di un algoritmo (la cosiddetta black box) siano apparentemente impossibili da contestare. Decisioni in grado di determinare le retribuzioni dei lavoratori, e persino se/quando il loro impiego o i loro conti debbano essere sospesi o terminati.

Sulla scia delle richieste avanzate su Foodinho (Glovo) in Italia, poi ascoltate dal GPDP e sfociate in una multa a Glovo di 5 milioni di euro, a Deliveroo, Just Eat Takeaway e Uber chiediamo di:

  1. Mantenere un registro pubblico degli algoritmi utilizzati per gestire i dipendenti. Questo è fondamentale per permettere ai dipendenti di comprendere a quali algoritmi potrebbero essere sottoposti;
  2. Accompagnare ad ogni decisione algoritmica una spiegazione delle ragioni principali che hanno portato a prendere tale decisione e di come essa possa essere contestata. Questo dovrebbe permettere ai dipendenti di contestare decisioni secondo loro ingiuste o errate.
  3. Consentire ai lavoratori, ai loro rappresentanti e ai gruppi di interesse pubblico di testare il funzionamento degli algoritmi. Gli algoritmi possono essere complessi, e tale complessità può portare a risultati difficili da comprendere, oltre a creare discriminazione. Consentire alle persone di testarli aiuterà a comprendere più a fondo l’impatto sugli utenti, e i danni che potrebbero causare.

La lettera, ripresa anche dal Guardian, si conclude con il seguente appello:

Vi esortiamo a prendere sul serio le responsabilità nei confronti della vostra forza lavoro. I dipendenti devono poter comprendere le decisioni che li riguardano, in particolare quelle relative alle ore di lavoro e alla retribuzione, che sono vitali per la loro sopravvivenza. In quanto leader di mercato, crediamo che abbiate il potere di riorganizzare il settore in cui operate, e di contribuire alla creazione di un mondo migliore. È un potere che dovreste usare con responsabilità.

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